19.04.2024
Rivive nella chiesa di S. Carlo a Lugano la devozione a SANTO ESPEDITO, martire del IV secolo
La devozione a SANTO ESPEDITO presso la chiesa di San Carlo a Lugano, impreziosita dall’ UNICA RAFFIGURAZIONE DEL SANTO IN SVIZZERA e’ venerato dai confratelli della locale confraternita in una tradizione immemore, attestata nei documenti che raccontano la storia della chiesa.
La statua del Martire romano è infatti custodita da oltre un secolo in una cappella laterale della chiesa di Via Nassa, accanto a quella di S. Antonio di Padova, da sempre venerata con una celebrazione eucaristica nel giorno del suo martirio: il 19 aprile.
Una autorevole testimonianza di questa continua e diffusa devozione si legge nel libro dello storico Mario Agliati a proposito Chiesa di San Carlo in Via Nassa (1963): «Il santo dei santi qui vuol essere, popolarmente, Sant’Espedito un martire romano che con un piede schiaccia un corvaccio che ha sopra scritto «Cras», cioè domani, e che con la mano destra tien una croce dove campeggia invece «Hodie», cioè oggi; come a dire che sulla strada del bene occorre mettersi senz’indugio.»
Nel 2022 l’immagine era stata gravemente danneggiata da un vandalo, con grande dolore dei fedeli; quindi sottoposta a laborioso restauro da parte della confraternita, che ha voluto così celebrare il suo ritorno alla chiesa ed alla devozione dei fedeli lo scorso 19 aprile, con una solenne S. Messa, celebrata alla presenza di una sessantina di fedeli da p. Marcelo Sampaio della comunità Mar-a-dentro. Accompagnavano la liturgia un organista e un violinista del locale Conservatorio di Musica, e due cantori.L’assemblea era composta, come raccontano i membri della Confraternita, «in maggioranza da devoti del Santo, venuti appositamente per l’occasione dall’Italia (Firenze, Milano, Roma); altri originari del Sud- America (Argentina, Colombia, Brasile, Cuba), alcuni portando fiori. Numerose le attestazioni di gioia e riconoscenza raccolte, con fedeli che si sono trattenuti in chiesa ad accendere lumini, pregare e dialogare ancora per un’ora dopo la Messa».