SAN CARLO: MAESTRO E TESTIMONE
Quando si è tenuto il Convegno Internazionale su San Carlo Borromeo presso la Facoltà di Teologia di Lugano a febbraio di quest’anno, promosso e sostenuto dalla nostra Confraternita, una delle relazioni più estese ed interessanti fu quella di Mons. Ennio Apeciti, dal titolo: “San Carlo Borromeo è ancora attuale? …e perché?”.
Tra i vari episodi menzionati a testimonianza della sua contemporaneità, quello della peste di Milano veniva evocato unicamente per la famosa ammonizione del Santo ai suoi sacerdoti: «Non mostratevi dimentichi del vostro sacerdozio al punto da preferire una morte tardiva ad una morte santa». Nessuno infatti poteva immaginare che di lì a pochi giorni …una nuova pestilenza, questa volta di dimensioni globali, si sarebbe abbattuta sull’Umanità, mettendo a dura prova la fede e l’eroismo di laici, sacerdoti e vescovi.
Ma nelle settimane successive, accesosi il dibattito pubblico intorno alla risposta delle autorità civili e religiose all’epidemia, come pure il tema dell’accesso alle Messe, ai Sacramenti ed alle chiese stesse, il riferimento a San Carlo è divenuto quasi obbligatorio: quale fulgido esempio di buon pastore che non esita nemmeno per un attimo a rischiare la propria vita per sostenere il suo gregge sul piano spirituale, e soccorrerlo su quello materiale. Modello di abnegazione assoluta, che hanno descritto ed esaltato firme illustri del dibattito cattolico, come quelle del Prof. Roberto de Mattei o di Msgr. Charles Pope, sottolineando come San Carlo abbia saputo prendere le redini della crisi con molto maggiore coraggio, lucidità e metodo che non le autorità civili, e sempre alla luce del supremo mandato che è la salus animarum.
Per il nostro sito abbiamo tuttavia scelto due articoli di autori laici assai meno famosi, ma che sono a nostro avviso meglio documentati. Il primo è di Marco Rapetti Arrigoni, comparso sul blog breviarium.eu ma ripreso anche da ‘Vatican News’, che ha sia il merito di confutare pienamente la falsa leggenda che talvolta ancora viene spacciata ̶ che cioè le sue processioni avessero di fatto aumentato la diffusione del contagio ̶ sia di contenere vari dettagli singolari, come quello che San Carlo chiese l’aiuto dei chierici svizzeri, che avevano fama di non temere la peste. Il secondo articolo viene da un blog irlandese: ulteriore conferma della radicata memoria e devozione di cui il nostro Santo tuttora gode nel mondo anglosassone, come è stato ampiamente documentato nella ‘giornata inglese’ del nostro Convegno.
Se dalla loro lettura si comprende bene perché la Chiesa Universale abbia eletto San Carlo a Patrono dei vescovi e il Popolo di Dio lo veneri quale Protettore contro la peste, proprio dalla concomitanza di questi due titoli emerge una verità più profonda.
L’adesione unanime alle sue parole e la fiducia assoluta dei fedeli nelle scelte del proprio pastore, cosa che non si vede ovunque oggi, grazie alla quale la peste venne battuta in meno di un anno e la fede ne uscì rafforzata… da cosa dipende? La risposta è che ci fu coincidenza assoluta tra la profonda intelligenza che i credenti provano delle cose spirituali [cioè il sensus fidei, tanto radicato nelle confraternite] e la predicazione di coloro i quali, con la successione episcopale, hanno ricevuto un carisma certo di verità (CCC 94).
Fulgida e feconda realtà, alla cui luce possiamo valutare anche l’ammonimento di San Carlo a ricondurre la peste nel disegno divino di salvezza: tesi oggi trattata da molti con sufficienza e sarcasmo. Non così S.E. Massimo Camisasca, Vescovo di Reggio Emilia e capo della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, il quale ha risposto sul tema dicendo: «Dio non è all’origine del male, ma si serve di esso per la correzione del suo popolo. In questo senso certamente anche il Coronavirus è un richiamo di Dio, a chi crede e a chi non crede, affinché il nostro sguardo e la nostra mente riconoscano Dio».
Ecco perché appare quasi riduttivo parlare di semplice attualità di San Carlo in relazione alla pandemia. Il suo è stato innanzitutto un ruolo profetico: novello Geremia ̶ sul cui richiamo alla contrizione ed alla conversione egli concentrò le sue principali omelie in tempo di peste ̶ che si oppone al messaggio accomodante del falso profeta Anania.
Possiamo così rileggere con maggiore consapevolezza il saggio di Mons. Apeciti (destinato a diventare un libro), per apprezzare quanto di verità ci sia nella sua affermazione finale che: “San Carlo fu convincente maestro, trascinante pastore, perché fu testimone, perché attuò nella sua vita quello che proponeva nel suo insegnamento, per mostrare che ciò che egli credeva e proponeva era possibile, che doveva essere per i suoi fratelli prova vivente della verità del Vangelo, della possibilità concreta di mettere in pratica – di vivere – le parole di Gesù. E in questo san Carlo ci ricorda le parole profetiche del suo successore, Giovanni Battista Montini, Paolo VI, che nell’udienza di mercoledì 2 ottobre 1974 disse parole divenute giustamente famose: L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri, lo fa perché sono testimoni.”
Agosto 2020